Dovendo riassumere questo 2020 in una parola la più indicata potrebbe essere cambiamento: di vita, di abitudini, di comunicazione, tanto nella sfera privata quanto in quella lavorativa.
Una trasformazione veloce e radicale a cui associamo il termine digitalizzazione:
un’evoluzione ormai necessaria per far fronte ai nuovi scenari creati dalla pandemia.
Non tutto il male vien per nuocere, a volte certi episodi negativi aprono la strada a nuove opportunità di sviluppo e creano la necessità di nuove capacità e professionalità.
Nasce così l’esigenza di un mix sempre più articolato di competenze digitali e tecnologiche in grado si supportare le organizzazioni nella gestione del cambiamento.
Cosa sono le DIGITAL SKILLS?
L’Unione Europea ha cercato di darne una definizione standard descrivendole come “abilità di base nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet”.
Questa definizione è corretta e onnicomprensiva, ma certamente oggi non è sufficiente per rappresentare il tema delle ‘competenze digitali’ così come sentito nel mondo del lavoro.
Le digital skills richiamate in relazione al mondo del lavoro e al cosiddetto digital gap sono una categoria molto più ampia, che spazia dalle competenze di base a quelle molto specifiche, e interessano ormai tutti i settori e le funzioni aziendali in maniera trasversale.
Come svilupparle: di necessità virtù
Sviluppare le competenze digitali non è semplice. Il nostro cervello è naturalmente resistente ad affrontare lo sforzo di abbandonare l’abitudine, che è la strada che richiede meno energie. Oggi la tecnologia è molto più semplice rispetto al passato ma se le persone non ne comprendono le potenzialità non la utilizzano. Il lock down ha innescato questo stimolo e tutti abbiamo fatto un passo avanti arricchendo il nostro bagaglio di competenze digitali. La vita si è spostata online: lo smart working, la scuola a distanza, i corsi di fitness, gli aperitivi con gli amici.
Chi lavora da casa ha imparato a usare davvero gli strumenti di collaboration, gli studenti hanno preso più confidenza con i computer, gli anziani hanno scoperto le videochiamate e whatsapp.
E sul piano aziendale? Al di là dello smart working, non tutte le imprese hanno ancora compreso l’enorme potenzialità che offre la digitalizzazione, che non porta ad una mera sostituzione della forza lavoro ma si propone come integrazione per l’efficientamento di tutte le funzioni aziendali con un conseguente risparmio in termini di tempo e denaro.
Bisogna fare i conti con il Digital Mismatch
Il divario cioè tra le competenze possedute dai lavoratori e quelle che oggi richiede il mondo del lavoro. La richiesta di competenze digitali sta vivendo una crescita esponenziale, tuttavia non c’è ancora un adeguato riscontro in termini di formazione universitaria e aziendale, sarà quindi necessario investire nell’adeguata formazione interna per rimanere competitivi e al passo con chi lo sta già facendo.
La differenza la faranno le digital skills e il tema del reskilling assumerà un ruolo centrale nella trasformazione di un’azienda: lo sviluppo aziendale comincerà dallo sviluppo del personale e delle sue competenze.
I dati sulle competenze digitali
L’importanza delle competenze digitali riguarda ogni settore: la Commissione Europea stima che, entro il 2020, il 90% delle professioni non ICT richiederà queste nuove abilità.
Tuttavia, in Europa come nel resto del mondo esiste ancora un gap tra mercato della domanda e dell’offerta di talenti digitali: 1 lavoratore su 3 non possiede competenze digitali di base e questa carenza si riflette sulle performance aziendali: 4 aziende su 10 hanno dichiarato un calo nella produttività e nella retention dei clienti a causa della mancanza di abilità digitali.
Guardando all’Italia, la quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali ha messo in luce come gli effetti della digitalizzazione vadano ben oltre la creazione di nuove professioni: il peso delle competenze digitali cresce in tutte le aree aziendali di tutti i settori con un’incidenza media del 13,8%, con punte che sfiorano il 63% per le competenze digitali specialistiche nelle aree “core” di Industria e il 41% nei Servizi.
Infine, l’Osservatorio sottolinea come l’e-Leadership sia in crescita ma non ancora pervasiva: il percorso verso una maggiore consapevolezza dell’impatto del digitale sul valore del business non è ancora completato in diversi ambienti del management italiano. Da qui scaturisce l’elevata quota di aziende ed enti in cui la transizione al digitale è ancora a un livello troppo basso nella scala delle priorità strategiche rispetto all’effettiva urgenza, malgrado la quota crescente di competenze digitali richieste nelle funzioni direttive e manageriali.
Secondo il rapporto DESI 2020, l’Italia è all’ultimo posto per la digitalizzazione dell’area Capitale Umano nella classifica dei Paesi dell’UE. Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno le competenze digitali di base (58% nell’UE) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’UE).
Da sempre la nostra sfida è cercare di supportare le aziende nello sviluppo tecnologico e digitale per un miglioramento dei processi e delle competenze e con l’intento di diffondere lo spirito d’innovazione a tutto il network aziendale.
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